sabato 18 dicembre 2010

REGALO DI TITANIA PER GENTLE READERS




Nella Chiesa Anglicana (Church of England) c'è l'usanza di festeggiare il Natale con quello che si è sempre chiamato Christmas Carol Service: un rito solenne e gioioso, con canti di Natale eseguiti sia dai fedeli, sia dal coro più esperto, cui spesso partecipano anche i non-credenti, per via dello "spirito del Natale" copiosamente evocato dalla musica e dalle voci (avete mai notato come signore cattivissime possano avere voci angeliche? e viceversa lol).

Ora quest'anno, dalla dicitura del programma, per non offendere nessuno vedo che è stata abolita la parola "Christmas", per cui Christmas Carol Service è stato sostituito con: Traditional Service of Nine lessons and Carols, cioè "rito tradizionale con nove letture (e mi raccomando che siano nove lol!) e canti di Natale". Questa fa il pari con l'"Happy Holiday" di cui ad un mio vecchio post. Parafrasando Totò: Ma fatemi il piacere!!

Da qui mi è venuta l' idea di un regalo di Natale per voi gentle Readers.
Vi offro lo spazio dei commenti di questo post per dire, a Natale, qualcosa di politicamente scorrettissimo - o come direbbe il Rockpoeta, politically (S)correct lol.
So che siete gentle e non offenderete nessuno.
Per il resto, siete liberi.
Esempio: fumare mi piace davvero molto. Oppure:
Inizio io: voglio festeggiare il Natale in pace, usando la parola "Christmas" tutte le volte che mi pare. In cambio, prometto che non andrò a bere whisky davanti ai miei amici musulmani, quando praticano il ramadan.
E ancora: è molto più divertente insegnare ad uno intelligente che cercare di cavare il sangue dalle rape.
Bella anche l'idea descritta da questo blogger americano: canti di Natale non-p.c. cioè non politicamente corretti, sui disturbi mentali (esempio: Jingle Bells, Jingle Bells, Jingle bells, Jingle Bells...per il disturbo compulsivo-ossessivo).
Ecco, lo spazio è vostro; spero che apprezzerete il mio regalo e lo userete.

Chiedo poi a babbo Natale, se possibile, un dono anche per le persone che hanno modificato il titolo del programma del Christmas Carol Service e per gli appassionati fautori del "politically correct" ad ogni costo: servirebbe, davvero e urgentemente, un po' di senso del ridicolo.

venerdì 17 dicembre 2010

THE ENGLAND I LOVE

Questo, Gentle Bloggers 'n Readers, è un post molto personale, anche se parla di cose note ai giornali.

In Inghilterra c'è una parte delle mie radici. Per me l'Inghilterra, quella " mitica" che ho conosciuto fin da piccola, è un paese libero, nel bene e nel male. E' il paese dove, se vai in albergo, non sei costretto a presentare i documenti. E' il paese dove è stato messo in vigore quattro secoli fal'habeas corpus , cioè il diritto a difendersi se portati in tribunale. E' il paese dove "l'eccentricità è normale" e protetta dall'under-statement (magari è pazzo furioso, ma noi diciamo: "He's a tiny bit eccentric"). E' il paese dove Mary Quant inventò la minigonna (ed io ricordo bene che il suo primo scopo non era quello di renderci oggetti, ma liberatorio, e che l'idea iniziale era di indossarla come una sfida e con ironia) - ok, ora sapete quanti anni ho lol - è questa l'Inghilterra che amo. E nel paese che ha rilasciato Julian Assange, colpevole (perfino secondo alcune femministe) solo di aver violato il tabù del segreto dei potenti - riconosco proprio quell'Inghilterra che amo.

Mi rattrista, invece, l'Inghilterra che scimmiotta l'americano politically correct; quella dove chi non paga il canone t.v. può finire in carcere, indipendentemente dalla sua situazione socio-economica; quella dove, a volte, l'insulare senso dell'umorismo sembra essere stato soppiantato dalla burocrazia tipica della, pur rispettabile, Comunità Europea. Ma questa è un'altra storia, e non mi ci riconosco più. Tornerò a parlarvene a proposito del Natale.

Su Julian Assange, invece, vi lascio un link che ho trovato ironico e divertente, sui commenti degli inglesi all'accusa precisa degli svedesi (sempre rispettabili neh): l'aver praticato sex by surprise.

venerdì 10 dicembre 2010

LA SORPRESA DI TUCIDIDE SUL BUS

Anche oggi protesta degli studenti contro la "riforma" della scuola. Un gruppo di loro attende l'autobus; hanno i volti allegramente dipinti, si consultano: "Voi quale bus prendete? noi il 35; voi occupatevi del 40, dai". Il tono sommesso smentisce l'ipotesi, balenata per un solo istante, che si tratti di un "attacco" come quello dei "barbari" inglesi contro l'auto di Carlo e Camilla. Cosa vogliono allora? Alcuni salgono sul mio stesso autobus...


A turno, un po' timidi, cominciano a leggere:

I pregi della costituzione ateniese

37 Utilizziamo infatti un ordinamento politico che non imita le leggi dei popoli confinanti, dal momento che, anzi, siamo noi ad essere d'esempio per qualcuno, più che imitare gli altri. E di nome, per il fatto che non si governa nell'interesse di pochi ma di molti, è chiamato democrazia; per quanto riguarda le leggi per dirimere le controversie private, è presente per tutti lo stesso trattamento; per quanto poi riguarda la dignità, ciascuno viene preferito per le cariche pubbliche a seconda del campo in cui sia stimato, non tanto per appartenenza ad un ceto sociale, quanto per valore; e per quanto riguarda poi la povertà, se qualcuno può apportare un beneficio alla città, non viene impedito dall'oscurità della sua condizione. Inoltre viviamo liberamente come cittadini nell'occuparci degli affari pubblici e nei confronti del sospetto che sorge nei confronti l'uno dell'altro dalle attività quotidiane, non adirandoci con il nostro vicino, se fa qualcosa per proprio piacere, né infliggendo umiliazioni, non dannose ma penose a vedersi. Trattando le faccende private, dunque, senza offenderci, a maggior ragione, per timore, non commettiamo illegalità nelle faccende pubbliche, dato che prestiamo obbedienza a coloro che di volta in volta sono al potere ed alle leggi e soprattutto a quante sono in vigore per portare aiuto contro le ingiustizie e quante, benchè non siano scritte, comportano una vergogna riconosciuta da tutti.

La guerra del Peloponneso II, 40

Le buone qualità dei cittadini ateniesi

Testo originale Tuc. II, 40-42

40. Infatti noi amiamo ciò che è bello ed insieme frugale ed amiamo la saggezza senza mollezza, ci serviamo della ricchezza più per l'opportunità di azione che per lo sfoggio in un discorso, e non è vergognoso ammettere di essere povero, anzi è più vergognoso tentare di rifuggire con i fatti la povertà. Le stesse persone si possono occupare diligentemente degli affari domestici e politici contemporaneamente e per gli altri, che si sono dedicati ad ( altre ) occupazioni ( è possibile ) conoscere le attività dello Stato abbastanza bene. Noi soli, infatti, consideriamo chi non prende assolutamente parte a queste questioni ( politiche ) non quieto, ma inutile e noi stessi giudichiamo o discutiamo correttamente le questioni, dato che riteniamo che le parole non siano d'ostacolo alle azioni, anzi piuttosto non essere stati informati in anticipo da un discorso prima di andare ad occuparci di ciò che bisogna compiere con un'azione. (...) E noi soli portiamo aiuto senza timore a qualcuno non tanto tenendo conto del guadagno, quanto per la fiducia che deriva della libertà.

Volevano leggerci il discorso di Tucidide su Atene! questi ragazzi credono ancora al valore sovversivo delle parole! credono ancora alla cultura. (Il grassetto è mio, nelle parti del discorso che mi hanno colpita di più).

Fin qui, la parte bella.

Più tristi i commenti dei miei concittadini, sempre sull'autobus:

Saranno testimoni di Geova?

Bisognerebbe spegnere la luce! (questa, giuro, non l'ho capita).

Ah, questa gioventù!


Pochi hanno applaudito. Non so se i ragazzi fossero un po' delusi. Ma sono stati coraggiosi a leggere in autobus, davanti ad un "pubblico" genovese che è già freddino a teatro - figuriamoci sul bus.

A proposito...avete notato l'attualità delle parole di Tucidide? Vorrei ringraziare quei ragazzi del Liceo Classico.

La notizia che li riguarda si trova qui.


sabato 4 dicembre 2010

GLI INTRADUCIBILI (?) - SELF-CONSCIOUSNESS

Gentle Bloggers 'n Readers! Questo intraducibile è un po' difficile da spiegare. Intanto è quel che si definisce, in linguistica, un "falso amico", cioè un termine la cui traduzione solo apparentemente è evidente; infatti il suo primo significato NON è "auto-coscienza" o "coscienza di sé". E' un vocabolo che si riferisce, piuttosto, alla consapevolezza del proprio corpo o, comunque, di come si appare agli altri.

Self-conscious viene a volte tradotto con "impacciato"; invero, però, l'essere impacciati è solo la naturale conseguenza della "self-consciousness" che deriva, potremmo anche dire, dal "sentirsi osservati".

Ti senti self-conscious quando, ragazzino/a, sei "costretto" a ballare; gli altri ballano e si divertono, mentre tu "ti vedi" ballare, ed ogni gesto ti pesa perché pensi a come gli altri ti giudicheranno. Si sente self -conscious la neo-mamma che cambia il figlio sotto gli occhi severi e giudicanti della suocera; o la neo-mamma affidataria, che si occupa del piccolo sotto lo sguardo aguzzo dell'assistente sociale (esperienza vissuta da un'amica della sottoscritta lol). Naturalmente chi è smug è il naturale antagonista della persona "self-conscious", e con la sua sola presenza, ne accresce mostruosamente il disagio (sto esagerando con gli intraducibili? scusate, ma questa cosa è troppo vera lol).

Può sentirsi self-conscious perfino una mamma che allatta, come in questo bel post di Alberto Cane, se si sente osservata e "giudicata" dall'ambiente circostante (la mamma citata da Alberto è, invece, felicemente unselfconscious, cioè spontanea).
Anche i super-belli, uomini e donne, possono essere "self-conscious": avete presenti sorriso e portamento studiati, sguardo altero/condiscendente...


Spesso chi pensa molto - troppo - finisce per essere self-conscious. Si guarda vivere.

Il contrario di "self-consciousness" è disinvoltura, naturalezza, spontaneità.

Qualità che noialtri, self-conscious people, non finiremo mai di invidiare lol.