domenica 17 gennaio 2010

HAITI

Di solito si sottolinea come la nostra epoca, in cui le immagini prevalgono sullo scritto, ci abbia in qualche modo immunizzati dall'immagine del dolore. A forza di vedere le foto delle atrocità della guerra ci si fa quasi l'abitudine...
Per Haiti non è stato così, almeno per me. Le foto di quei bambini, bellissimi (si può dire che alcuni popoli, in media, sono particolarmente belli?), con il viso devastato dalle ferite e dal terrore, mi hanno colpita come, forse, la mera notizia del terremoto non sarebbe riuscita a fare.

In un momento così tragico la reazione più giusta mi sembra quella di chi, come Alberto Cane, cerca di fare qualcosa di pratico. Alberto, nel suo post, propone una serie di iniziative concrete per aiutare quelle persone. Indirizzi utili in tal senso si trovano anche nel blog del Guardiano del Faro.

In questo momento, per chi non prega, agire concretamente con un aiuto anche economico mi sembra, anche, un modo di reagire al senso di amarezza che rischia di sopraffarci.

venerdì 15 gennaio 2010

UNA MOSTRA SUGLI IMMIGRATI (IMMIGRATI - I PARTE)




Mi scuso subito per la scarsa qualità tenica del'immagine, tratta dal catalogo della mostra Lamerica (sottotitolo 1892-1914: da Genova a Ellis Island, il viaggio per mare negli anni dell'emigrazione italiana), che si è appena tenuta, appunto, a Genova, al Museo del Mare.

Mostra suggestiva per molti aspetti; c'erano le vere cabine di terza classe, naturalmente ricostruite, ma con materiale autentico. La mostra aveva scopo didattico, quindi ripercorrendo nell'immaginario il viaggio di una vera immigrata (tale Anna Sciacchitano) ci si rendeva conto delle condizioni di disagio, inimmaginabili per un piccolo italiano di oggi, in cui viaggiavano questi Italiani di allora: ad esempio, a parte le condizioni igieniche (un unico lavandino per centinaia di persone, ecc.), i bambini di sette anni erano considerati "ragazzi"; venivano separati dalla madre e messi a dormire con gli uomini, anche se lì talvolta volavano coltellate.

Ma le foto sono ciò che mi ha colpita maggiormente; per questo ho voluto riproporvele, sia pure così maldestramente riprodotte lol.

Perché mi ha colpita lo sguardo precocemente maturo, quasi cinico, dei bambini; la faccia materna ma dura e concentrata delle donne; l'aria determinata degli uomini. Non un sorriso su quei volti. Un'amica, con cui visitavo la mostra, dice: "Proprio facce da disperati". Ma guardando bene, in fondo a quegli occhi scuri...anche azzurri ma scuri e con le pupile dilatate, non solo dal flash ma, forse, da un'emozione che oggi si cercherebbe nella droga o negli sport estremi... vedo una grande tenacia, determinazione, e soprattutto una cosa importante, quella che forse rende tale l'uomo: la speranza.

Uomo in senso lato, si capisce.

sabato 9 gennaio 2010

(RI)LINKAMI, DAI!



Quando aprii il blog (a proposito ad aprile voglio fare una festa per ricordare quel giorno lol), non pensai subito al "blog roll" con altri blog "linkati", anche se ovviamente sapevo che esistevano per averli osservati sugli altri blog "anziani".
Mi piaceva scrivere e sapevo, dal suo riscontro diretto, che qualche "gentle reader" veniva, appunto, a leggermi.

Fu il blogger Franco Zaio, simpaticamente, a farmi notare in un commento al mio post "Blog crushes" che potevo fare anch'io una lista dei blog che frequentavo, e a dirmi con gentilezza che mi avrebbe linkata dopo qualche visita. Lo cito perché storicamente fu il primo, così come Alberto Cane fu il mio primo sostenitore, senza nulla togliere agli altri lol!!!

Come Artemisia, sono abbastanza contraria al cosiddetto "scambio link", perché mi sembra giusto che ognuno nel blog-roll aggiunga proprio solo quei blog che gli sembrano, per i motivi più svariati, affini al suo; o che comunque decide di scegliere (magari dopo un po' di tempo che li legge e commenta). Io ad esempio ho linkato diversi blog che non hanno "contraccambiato", ma non mi sembra importante: alcuni mi leggono e commentano assiduamente, altri forse non sanno neppure che esisto; ma hanno, comunque, blog divertenti e interessanti, è giusto che siano inclusi nel "Licia enjoys", appunto perché è così (mi piace leggerli cioè). Del resto, è accaduto anche il contrario lol: qualcuno mi ha linkata e io non ho (ancora) contraccambiato; anche se in questo caso, da parte mia, spesso si tratta di distrazione e /o imperizia -nel senso che se non capito casualmente su quel blog o la persona non me lo dice, non sono in grado di vedere chi mi "linka".
So che anche le mie scelte, poi, possono sembrare strane: ad esempio non ho linkato il famoso sito "Il ghetto dei lettori", solo perché non mi piace, qui, l'uso della parola "ghetto". Un capriccio, se volete; ma come si dice, il blog è mio...con quel che segue.


Anche per quanto riguarda i commenti, quando visito i blog amici cerco di evitare i commenti "di cortesia", del tipo "passavo per un saluto"; e per quanto mi riguarda, a volte preferisco limitarmi a leggere, per poi commentare con calma, anche perché sono molto distratta (anche quando sto attenta lol) e se commento di getto rischio spesso lo svarione e/o la gaffe. E' già successo sigh, e non una volta sola. Quindi non mi sembra necessariamente negativo se che un mio post non è stato commentato anche se i vostri bellissimi commenti, gentle readers, mi rempiono in realtà di gioia. Come negarlo?

Diverso è scoprire che un blog che prima mi linkava, ha eliminato il mio blog dalla sua lista! Panico! che cosa sarà successo? avrò scritto qualcosa di sbagliato? controllo...non credo che i miei "intraducibili" possano avere offeso alcuno...avrò linkato qualcuno di inammissibile? ricontrollo...tutti gentle bloggers, mi pare, nessuno che inneggi alla violenza o cose simili...avrò riprodotto, inavvertitamente, qualche suo post? ma no...sono sempre attentissima a citare chi mi ispira, non siamo mica a scuola, troverei ridicolo "copiare".

Il sito sulla netiquette non mi è di aiuto, mi pare che dia consigli piuttosto banali, del tipo SE SCRIVETE TUTTO STAMPATELLO MAIUSCOLO E' COME URLARE, ecc. (da quando lo so, evito accuratamente di scrivere maiuscolo; quasi quasi scrivo tutti minuscoli anche i nomi propri lol).

Ma allora che è successo?!!!

Gentle Bloggers 'n Readers, si accettano supposizioni e/o risposte.

venerdì 8 gennaio 2010

GLI INTRADUCIBILI (?) - HOPELESS AND HELPLESS

Ben ritrovati Gentle Bloggers 'n Readers.

Quelli di stasera sembrano facili da tradurre: il suffisso less significa "meno", dunque hopeless, "senza speranza" o disperato, helpless, privato di aiuto.

Invece no, ah ah! o comunque non esattamente. L'inglese è così, riesce sempre a fregarti. Se non sulla pronuncia, sul significato; e se non sul significato, allora sulla grammatica (perché è un'eccezione introdotta, magari, dai Vichinghi).
Beh scusate la divagazione e il tono faceto. Veniamo a noi.

Hopeless si usa per significare: negato. Per esempio, si può dire "I'm hopeless at maths/diplomacy/cooking etc", intendendo che si è negati per quella cosa. "You're hopeless!" detto in tono tra l'esasperato e l'affettuoso, significa "per te non c'è speranza"; generalmente si riferisce comunque alla capacità di fare qualcosa (specialmente di pratico), non certo comunque alla "speranza" intesa come virtù cristiana o comunque morale.
Per intenderci, uno può essere full of hope, ma hopeless; nel senso che magari spera, ad esempio, di dipingere benissimo, ma in realtà non è affatto dotato per quest'attività (o per la vita in generale).

Helpless ha un significato molto affine; lo potremmo tradurre, in modo molto approssimativo, come "inaiutabile".
Charles Lamb, nel suo Essays of Elia cita un maestro di scuola che, pur lodando la moglie per come negli anni era diventata una compagna preziosamente pratica, laboriosa e capace, esclamava alla fine "but I have lost my gentle, helpless Anna!" (e qui il corsivo è dello stesso Lamb); quell'uomo rimpiangeva cioè i tempi in cui la moglie, poi cambiata per amor suo, era impacciata e poco pratica. Nulla di anti-femminista secondo me, solo una nota tenera in questo scrittore ottocentesco. Le esigenze della vita avevano reso quella Anna metodica, magari anche un po' noiosa; forse il suo compagno era l'unico testimone rimasto di come lei era davvero, dentro. Voi cosa ne pensate?