mercoledì 7 luglio 2010

I'M SORRY, SON



Dopo aver letto il libro, con il suo linguaggio quasi biblico, sono andata a vedere il film di John Hillcoat con il solito timore di veder banalizzare una storia molto amata. Invece il film mi è piaciuto: quel mondo, successivo ad un qualche (non meglio precisato) disastro ecologico è simile a come lo immaginavo io. Il ragazzino (Kodi Smit-McPhee) è bravo; solo il padre, interpretato da Viggo Mortensen, mi ha forse delusa, ma probabilmente ciò è dovuto al fatto che la bellissima figura del genitore, nel romanzo, è tale per cui ci si identifica spiritualmente con la sua sofferenza; a quel punto, nessuna interpretazione, nessun volto possono risultare soddisfacente, perché quel padre "siamo noi".

In questo senso The Road mi ricorda un altro film; La vita è bella di Benigni. Un film, quest'ultimo, che considero scritto un po' tongue in cheek, un po' come una furbata insomma; eppure non manca mai di commuovermi, per quel padre che cerca di mostrare al figlio il lato bello della vita, perfino in una realtà così cupa e disperata, perché vuole proteggerne i sogni e le speranze.
Ma qui c'è di più: c'è il voler portare avanti un discorso di moralità, di valori morali ("We are the good guys"; "we carry the fire" cioè "noi siamo i buoni, portiamo il fuoco"); il rimanere uomini nonostante tutto.
Per questo ha un senso, secondo me, quel finale un po' inverosimile, dove morto il padre, il ragazzino viene preso in carico da persone buone come lui, che hanno figli e un cane e vogliono andare avanti. La storia si sarebbe potuta concludere, come in un romanzo di formazione, con il ragazzo che dopo la morte del padre diventa un giovane uomo e continua a vivere, come questi gli ha insegnato; ma era importante mostrare che c'erano anche altri umani insieme a lui, per dare un senso a quel continuare a vivere civilmente, ad essere "gentle" anche nelle peggiori condizioni.

Comunque la scena più bella e più vera, quela che per me dice tutto sul rapporto figlio-genitore, è quando, dopo aver tanto camminato per arrivare al sud, giungono finalmente davanti al mare, che però è grigio e desolato; e il padre dice al figlio I'm sorry it's not blue: "Mi dispiace che non è blu".

4 commenti:

  1. il libro non l'ho letto, ma il film l'ho visto ed è piaciuto molto anche a me. condivido l'interpretazione del finale, di speranza.
    ciao

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  2. Grazie Roby, conoscendo le tue ottime recensioni il tuo commento mi fa ancora più piacere. Leggi il libro, credo che non ti deluderà, così come il film non ha deluso me lol.

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  3. Grazie per il consiglio. Mi e' venuta voglia di vedere questo film.
    (E grazie per il ripasso di tongue in cheek. Grande prof!)

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  4. grazie 1000 per gli auguri un bacione grande grande

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