domenica 29 aprile 2012

VAN GOGH, GAUGUIN E...GOLDIN

Durante le vacanze di Natale ho visitato la mostra di Van Gogh e Gauguin, a Palazzo Ducale, qui a Genova. Diversamente dal solito, la mostra era organizzata da una società chiamata "Linea d'ombra", anziché dallo stesso Palazo Ducale. Si notava la differenza: personale del guardaroba leggermente indisponente (molte persone erano irritate, non sono io l'unica permalosa lol); celeberrimo quadro di Gauguin (Qui sommes-nous?) male illuminato; ma soprattutto...troppa gente fatta entrare allo stesso tempo, e poi, TROPPE SCRITTE! con tutto il rispetto, non mi interessa leggere le eluciubrazioni di un pur esperto critico di nome Goldin, voglio vedere i quadri, si tratta di un'occasione unica! e la cosa più sorprendentre è che molte persone, con Van Gogh lì davanti a loro, si soffermavano a leggere i pannelli...che, tra l'altro, erano solo in italiano. Niente inglese (forse i traduttori si sono arresi di fronte alla "fumosità" di alcuni testi); neppure l'originale francese delle lettere di Van Gogh, copiosamente citate (e questa è l'unica cosa bella).

Avrei preferito una maggiore semplicità, magari anche meno quadri "minori", ma con una maggiore valorizzazione dei quadri stessi.

Visto, però, che sicuramente anche voi preferite vedere Van Gogh alle mie elucubrazioni, ecco uno dei miei quadri preferiti:







...e poi ecco uno dei più bei passi delle lettere di Van Gogh, su arte e libertà:

Mais dans le chemin où je suis, je dois continuer -si je ne fais rien, si je n’étudie pas, si je ne cherche plus alors je suis perdu. Alors, malheur à moi. ( ?) Un oiseau en cage au printemps sait fortement bien qu’il y a quelque chose à quoi il serait bon, il sent fortement bien qu’il y a quelque chose à faire, mais il ne peut pas le faire, qu’est-ce que c’est ? Il ne se le rappelle pas bien : puis il a des idées vagues et se dit : les autres font leurs nids et font leurs petits et élèvent leur couvée, puis il se cogne le crâne contre les barreaux de la cage. Et puis la cage reste là et l’oiseau est fou de douleur. (...) Tout cela est-ce imaginaire, fantaisie ? Je ne le pense pas ; et puis on se demande : mon dieu, est-ce pour longtemps, est-ce pour toujours, est-ce pour l’éternité ?

           Van Gogh scrive al fratello Théo paragonando i sentimenti dell'artista, la cui vita "pratica" è apparentemente fallimentare, a quelli di un uccello in gabbia, che intuisce che i suoi simili hannno una vita migliore e sbatte la testa contro le sbarre della gabbia; sa che si perde qualcosa, ma non sa bene che cosa...e si domanda se sia per sempre.
Bellissime le sue parole, mi scuso per questa frettolosa parafrasi che non rende loro giustizia.
Ciao a tutti, tornerò il primo maggio.

3 commenti:

  1. Ben tornata. Addirittura l'annuncio del prossimo post! Wow!

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  2. Me ne parlava proprio questa mattina un mio amico che abita a Genova. Che dei quadri, va da sé, é rimasto letteralmente estasiato.

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  3. @Artemisia: grazie, ogni tanto ci provo lol.

    @ Adriano: sì, i quadri sono bellissimi, ca va sans dire...ciao Adriano, a presto.

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