venerdì 16 ottobre 2009

Fedeltà2 - CONCLUSIONI (DEFINITIVE?)

Seconda ed ultima citazione dall'amatissimo High Fidelity.

Qui Rob, il protagonista, riflette sul perché per alcuni sia così difficile mantenere una relazione stabile:

So maybe what I said before, about how listening to too many records messes your life up...maybe there's something in it after all (...).The guy ...with the suit and the car keys, he's married too, and now he's, I don't know, a businessman. Me, I'm unmarried - at the moment as unmarried as it's possible to be - and I'm the owner of a failing record shop. It sems to me that if you place music (and books, probably, and films, and plays, and anything that makes you feel) at the centre of your being, then you can't afford to sort out your love life, start to think of it as the finished product. You've got to pick at it, keep it alive and in turmoil, you've got to pick at it and unravel it until it all comes apart and you're compelled to start all over again. Maybe we all live life at too high a pitch, those of us who absorb emotional things all day, and as a consequence we can never feel merely content: we have to be unhappy, or ecstatically, head-over-heels happy, and those states are difficult to achieve within a stable, solid relationship.

Qui Rob associa il fallimento sentimentale a quello lavorativo, come un qualcosa che riguarda tutta la persona. E fa alcune osservazioni secondo me molto acute:

Perciò, forse, quello che ho detto prima su come l'ascoltare troppi dischi ti rovini la vita...forse dopotutto c'è qualcosa di vero. (...) Il tipo ... con il vestito e le chiavi della macchina, anche lui è sposato, e ora è, non so, un uomo d'affari. Io invece non sono sposato - probabilmente, al momento, sono l'uomo meno sposato che si può immaginare - e ho un negozio di dischi che va verso il fallimento. Mi sembra che se metti la musica (e i libri, probabilmente, e i film, e il teatro, e qualunque cosa ti faccia provare emozioni) al centro del tuo essere, allora non puoi permetterti di sistemare la tua vita amorosa, cominciando a considerarla come il prodotto finito. La devi stuzzicare, tenerla viva e in subbuglio, devi andarla a toccare e disfarla finché non cade a pezzi e sei costretto a ricominciare daccapo. Forse viviamo tutti la vita ad una frequenza troppo alta, quelli tra noi che assorbono emozioni tutto il giorno, e di conseguenza, non riusciamo mai a sentirci semplicemente contenti: dobbiamo essere infelici, o estaticamente felici fino a perderne la testa, e questi stati sono difficili da ottenere in una relazione solida e stabile.


Mi piace questo linguaggio razionale, quasi tecnico (finished product, unravel, too high a pitch) per parlare di cose attinenti ai sentimenti e per giungere ad una conclusione, in definitiva, molto "romantica" (il ritorno con Laura, dai tanto ormai l'avete letto lol).

5 commenti:

  1. Mi sento molto vicino a quella descrizione. Credo che in realtà si tratti di persone che vivono sempre in modo intenso la vita il che non impedisce invece io credo di avere stabilità. Stabilità non é sinonimo di noia. Avere un grande amore, una donna importante non significa noia. Stabilità sentimentale significa vivere intensamente quell'amore sempre, in ogni istante. Intensità é anche in quello che si fa e che si vuole avere (nel mio caso le poesie). Intensità come quella di cui ci parla Rob nel passo da te riportato, é anche saper ridere e piangere per la vita intera, per gli altri e per quello che vorresti cambiare.

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  2. @ Daniele: grazie per il tuo bellissimo commento e per aver capito ciò che volevo trasmettere con questa citazione.
    Sono d'accordo con te: non si tratta di abbandonare le emozioni e diventare aridi, ma di emozionarsi per, e con, gli altri.
    Ehm sembra facile....-))

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  3. @ tutti: grazie per la costanza con cui mi leggete e per vostri commenti. Mi scuso se ultimamente sono stata meno tempestiva nel rispondere; sappiate che, anche quando ho poco tempo per rispondere subito, postare e/o commentare da voi se siete blogger, rubo comunque sempre qualche attimo per leggervi. E poi adesso spero, SPERO di avere un po' più di tempo per scrivere più spesso lol.

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  4. Cara Licia,
    è un punto di vista interessante... ma io credo che nessuno sia in grado di immaginare cose che non ha mai vissuto... da qualche parte, in qualche tempo, dobbiamo averne fatto l'esperienza se posiamo chiudere gli occhi e riprovarle... i racconti degli altri dai libri o dalla musica non bastano...

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  5. Cara Enrica, secondo me dipende da cosa intendi. Se vuoi dire che le cose bisogna provarle e non basta leggerne...certo che sono d'accordo con te.
    Se invece vuoi dire che possiamo immedesimarci nell'arte o, comunque, nella narrativa solo identificandoci in cose già vissute, penso che il discorso sia più complesso. Penso che anche un semplice romanzo, purché di un certo livello (come lo è, secondo me, quello di Nick Hornby), possa farci vivere in anticipo delle emozioni che proveremo magari più in là, perché riecheggia "cose" dentro di noi che, forse, in quel momento sono dormienti. Quanto a "High Fidelity" in particolare, l'ho amato perché, in molte parti, ho ritrovato cose che ho vissuto; ma anche se non sono un uomo e non ho un negozio di dischi fatiscente, mi sono riconosciuta in molte cose che dice il narratore, anche riguardo a questi aspetti.
    La vita e la letteratura...forse sbagliando, non le ho mai considerate cose così separate lol.
    Grazie del tuo commento e un abbraccio.
    Titania

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