domenica 14 marzo 2010

INGOVERNABILI

No, non è un post sugli italiani lol ma sui nostri ragazzi. E vi dico subito che non è un post "d'opinione", ma di dubbi.


Udii per la prima volta questa definizione di "ingovernabili" da un'insegnante napoletana, riferita ad una classe di ragazzi in un quartiere particolarmente difficile. La parola mi colpì per la sua precisione e, al contempo, perché un po' mi scandalizzava. Come, vogliamo governarli? non e-ducarli nel senso di tirar fuori da ognuno il meglio che ha in sé? oppure "governare", qui, va inteso nel senso di "mettere in ordine", e allora può essere positivo aiutare un ragazzo disorientato a rimettere ordine dentro di sé? o comunque se prima non li "governi" non puoi neanche sperare di educarli? quest'ultima, in effetti...

In inglese c'è: unruly, che però evoca un comportamento più attivamente scorretto da parte del soggetto in questione; oppure disruptive, che è ancora più forte. Ma sono solo i primi esempi che mi vengono in mente; questo non è uno dei miei post con pretese filologiche lol.

Cinzia Leone, in un suo sketch rivisto ieri in tv, diceva: sì, spiegategli che fumare fa male, ma lo avete avvertito che anche vivere fa male? (ironico e commovente sketch).

E poi, com'è diverso affrontare la questione da docente e da genitore; e com'è, passatemi l'espressione, confondente rivedere nel proprio figlio comportamenti aborriti, in passato, negli alunni (e magari si pensava...eh eh chissà come sono ottusi/rigidi/distratti i suoi genitori...mica come noi, ah aha...che nemesi, però).

Forse li abbiamo viziati per un comportamento che in inglese si chiama over-compensating, cioè cercando in modo scompsto di rimediare alle cose, vere o immaginarie, di cui li abbiamo privati.

O forse li abbiamo viziati per egoismo, perché viziare chi si ama è davvero un grande piacere.



Edoardo Sanguineti, poeta genovese, ha scritto dei versi bellissimi su questo:



piangi, piangi, che ti compero una lunga spada blu di plastica, un frigorifero

Bosch in miniatura, un salvadanaio di terracotta, un quaderno

con tredici righe, un'azione della Montecatini:

piangi, piangi, che ti compero

una piccola maschera antigas, un flacone di sciroppo ricostituente,

un robot, un catechismo con illustrazioni a colori, una carta geografica

con bandierine vittoriose:

piangi, piangi, che ti compero un grosso capidoglio

di gomma piuma, un albero di Natale, un pirata con una gamba

di legno, un coltello a serramanico, una bella scheggia di una bella

bomba a mano:

piangi, piangi, che ti compero tanti francobolli

dell'Algeria francese, tanti succhi di frutta, tante teste di legno,

tante teste di moro, tante teste di morto:

oh ridi ridi che ti compero

un fratellino: che così tu lo chiami per nome; che così tu lo chiami

Michele.



EDOARDO SANGUINETI (dalla raccolta "Segnalibro")



Il poeta con ironia, ma anche con dolcezza riproduce i nostri frenetici tentativi di accontentare quel figlio, così desiderato, così importante. E nella pointe finale ci fa capire di cosa aveva forse bisogno...di un fratellino. Di un suo simile. Di non essere più al centro dell'attenzione. Di essere amato, ma non più adorato.



Forse.

10 commenti:

  1. Da genitore ormai abbastanza rassegnato a non saper governare, mi è di magro ma piacevole conforto leggere quello che scrivi.
    Non mi ricordo se hai un figlio solo o più di uno. Se ti può consolare ti posso dire che con la nascita del fratellino non assisti ad altro che al raddoppio degli "ingovernabili".
    Personalmente (ma parlo per me) il motivo principale per cui i miei figli fanno abbastanza quello che vogliono non è l'over-compensation bensì la nostra stanchezza. E' dura essere coerenti e integerrimi e loro hanno di gran lunga più energie di noi. Molto più facile cedere.

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  2. Cara Licia,
    è un post che fa riflettere il tuo.
    Non sono né madre nè insegnante e tutto quello che so di ragazzi sono tutte esperienze di seconda mano a parte i miei ricordi da adolescente.
    Mi sono convinta, però, che quello che non basta mai con i ragazzi è l'amore.
    Stavo dicendo qualche giorno fa con un'amica che l'adolescenza è il periodo più orribile della vita. E' un momento in cui non sei più bambino ma nessuno ti tratta o ti considera un adulto. Il corpo cambia e si trasforma in modo mostruoso. E' la vita di mezzo dove ti senti trascinato da un turbine di richieste e dove tutti sembrano cercare di darti consigli e spesso questi consigli cozzano l'uno con l'altro. Quello che avrei voluto io a quell'età era solo un abbraccio, una parola di incoraggiamento nell'affrontare quella palude...

    E quand'ero bambina, avrei preferito che qualcuno ascoltasse quello che avevo da dire non come se fossi un'idiota senza cervello ma come una persona... anche perché certe idee di allora, quando avevo 6, 7, 9 anni, sono le stesse che idee che ho oggi...
    Buona Settimana, Licia e... coraggio!

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  3. Non credo che la parola "governare" sia corretta, in relazione a persone, bambini, giovani. Penso piuttosto a una necessità di regole, coerenza e consapevolezza. Un'educazione che passa ancor prima dal nostro stesso esempio.
    SOno stati a pranzo da me una coppia di amici con due figli "ingovernabili". IN realtà ai genitori faceva comodo tenerli "ingovernabili" per avere una scusa per lanciarsi le accuse più terribili (con il sorriso ovviamente) fra di loro.
    Dietro il bambino "ingovernabile" c'è un adulto che non sa imporre l'autorità con coerenza, tante volte. E che, peggio ancora, usa (più o meno consapevole) questa non "governabilità" del bambino per tenere i propri giochi in piedi.
    E' utile un bambino "non governabile".
    SOprattutto è così comodo dare la colpa al bambino cattivo! CHe sollievo: la responsabilità mia cade sul bambino. INfondo è lui che fa casino e non ascolta, no?
    QUei due bambini divennero più che governabili con me e il mio lui. GLi abbiamo dato i confini e li abbiamo contenuti.
    Anche se non era compito nostro.
    I bambini sono tornati bambini.

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  4. Io invece trovo che la parola calzi benissimo sulla sensazione di impotenza che sente il genitore ma non implica nessun giudizio negativo sui bambini e nessun alibi per i genitori. I bambini (e ancor di piu' gli adolescenti) fanno il loro mestiere ed e' giusto che sia cosi'. Siamo noi genitori che talvolta "non ci si fa". Altro che esempio! Ci vuole un "fisico bestiale" come diceva quella canzone e non basta certo l'esperimento di un pranzo.
    Mai negato che l'ingovernabilita' dei miei figli sia responsabilita' mia e di mio marito.
    Ci sono infatti anche i genitori bravi con figli ubbidientissimi. Beati loro!

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  5. Hai posto l'accento sul problema centrale della scuola, problema sul quale è appuntata l’attenzione di pedagogisti, educatori, sacerdoti, famiglie e che, nonostante ciò, sembra di difficile soluzione.
    Le cronache di questi ultimi anni dimostrano che in alcuni casi l'egocentrismo e l’indisciplina degenerano in ribellione aperta o in atti di sopraffazione verso i compagni più deboli e persino verso gli stessi operatori scolastici.
    Gli episodi di bullismo non si contano più, ma le opinioni degli esperti sulle sue origini e sui possibili rimedi sono discordanti e contaminate per altro da posizioni ideologiche.
    Spesso l’ideologia nuoce al buon senso.
    Per approdare ad una conclusione corretta, bisognerebbe indagare i fenomeni con obiettività, liberandosi da certi ingenui manicheismi, del tipo: tutto ciò che penso io è esatto e tutto ciò che pensano gli altri è sbagliato.
    Dalla casistica della violenza dentro e fuori la scuola emerge che gli episodi di bullismo non si verificano soltanto in contesti economicamente e culturalmente depressi, ma anche in quelli abbienti.
    Si tratta dunque di un fenomeno trasversale che interessa in egual misura tanto la borghesia quanto il proletariato.
    Sembra che a spingere i giovani dell’una e l’altra fascia sociale siano i medesimi bisogni: la noia e un desiderio di affermazione nel gruppo.
    Ma evidentemente le ragioni della violenza e dell’intolleranza giovanile non possono esaurirsi qui, altrimenti sarebbe meno difficile porvi rimedio.
    Se diamo uno sguardo alle vicende degli ultimi trent’anni anni ci accorgiamo che i rapporti fra allievo e docente sono cambiati. L’abbattimento delle gerarchie sociali e l’evoluzione del costume hanno determinato un accorciamento delle distanze che un tempo esistevano fra loro.
    Nelle aule scolastiche vige ormai un'atmosfera informale, a volte lassista e ciò purtroppo produce esiti negativi sul comportamento degli alunni.
    Da tempo ormai nel nostro paese si è fatto strada un certo populismo che ha favorito nei giovani una percezione distorta dei propri diritti.
    Anche l’industria dei beni di consumo ha contribuito a rafforzare l’equivoco, mettendoli al centro del mondo ed enfatizzando a dismisura i loro diritti e ciò non per una forma di giustificato solidarismo, ma solo per stimolarli ad acquistare di più.
    Tutto ciò ha indotto i giovani a confondere l'ambito del lecito con quello dell’illecito, generando in loro un senso d’impunibilità.
    Naturalmente le responsabilità non sono tutte degli adolescenti. Essi hanno dinanzi dei modelli fuorvianti; la nostra società infatti sembra premiare l’arroganza, l’astuzia, la mancanza di scrupoli, piuttosto che la temperanza e la lealtà.
    Anche la televisione gioca un ruolo importante nella formazione dell’infanzia. Talune trasmissioni, ad esempio, incoraggiano la competizione esasperata, il polemismo e le faziosità.

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  6. @ Artemisia: grazie per i tuoi bei commenti. Ho un figlio soltanto, comunque credo che quella del fratellino sia anche una metafora, per dire: un amico, qualcosa che distolga l'attenzione da lui/lei. Comunque ammetto che ho scritto il post anche pensando a te, che spesso accenni a queste spinose "questioni", e al tuo recente invito a parlare anche dei miei affanni personali!

    @ Enrica: mi fa molto piacere conoscere il tuo punto di vista di adulto che si ricorda la sensibilità dell'adolescenza. Quest'idea dell'abbraccio (magari anche un abbraccio a parole, di incoraggiamento appunto) è molto vera. Il punto è che, in questa fase, è un po' come quando i bambini compiono 2-3 anni (non mi ricordo se 2 o 3 lol): cominciano ad avere una propria autonomia fisica, delle idee su cosa fare...cominciano a MORDERE...spesso gli adulti diventano molto meno benevoli, e loro non capendo perché, vanno ancora più in crisi. Ecco, nell'adolescenza mi sembra che accada qualcosa di molto simile. E come te, Enrica, lo ricordo anch'io...purtroppo non sempre questo aiuta.

    Al Guardiano del Faro: grazie per il tuo commento così esaustivo. Mi pare di capire che sia anche tu nella scuola, o sbaglio?

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  7. Per coerenza col nick, dovrei dire che sono nel settore marittimo, ma confesso che anch'io sono nella scuola (prima al liceo e adesso all'università).

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  8. @ Occhi di Notte: cosa fate tu e il tuo lui i prossimi dieci sabati all'ora di cena lol?

    @ Guardiano del Faro: la passione con cui parli di questo argomento ti ha, simpaticamente, "tradito".

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  9. Sono lusingata di essere al centro dei tuoi pensieri se pur quando si parla di mamme scoppiate lol.

    PS se scopri l'indirizzo di Occhi di Notte, fammi sapere che avrei anch'io un paio di belve da sistemare lol.

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