domenica 10 maggio 2009

E' ARRIVATO GIGI, MA LE COSE SONO CAMBIATE

Finalmente Gigi è arrivato. E' color tigre, con un motivo a spirale complicato e bellissimo sulla schiena; codino lungo e appuntito; zampe dorate, ma con le punte bianche. Questo gatto in casa era molto atteso; lo abbiamo visto nascere, in casa di amici ed ora è abbastanza grande da essere "adottato". E' molto timido per ora, timoroso; passa il tempo a nascondersi e mi rendo conto di non essermelo sognato solo per via della ciotola svuotata e delle relative deiezioni (nella cassettina: pauroso, ma pulito). Gigi non è il suo vero nome ma il nick...anche lui, schivo com'è, ha diritto alla sua privacy lol.

Devo dire che avere un animale adesso non è più come quando ero ragazza. Intanto, è cambiato il mio modo di amarli: prima con passione adolescenziale, quasi come se fossero gli unici a capirmi. Ora, piuttosto con un senso di protezione.
Oggi, poi, c'è l'usanza di "operare" i gatti, sia maschi che femmine, perché non possano accoppiarsi; istintivamente la trovo un'abitudine barbara e, già il fatto di dover fare questa scelta, getta un'ombra sulla gioia per l'arrivo di Gigi. Conoscete il detto:"Ho fatto operare il gatto perché la sua vita amorosa era più soddisfacente della mia..." (versione edulcorata lol). A parte gli scherzi, credo non sia una scelta facile. Io preferisco i gatti ai cani, che mi piacciono molto ma la loro disponibilità mi mette in imbarazzo e mi fa sempre sentire vagamente in colpa. Sapete di cosa sto parlando? Date un calcio ad un cane per sbaglio, lo accarezzate per chiedergli scusa e lui si getta a terra come per dire "Sì, picchiami, tu che sei onnpotente!" quando invece un gatto medio ti azzannerebbe la caviglia o, almeno, ti farebbe un bel soffio-più-ringhio di avvertimento. Esci senza il cane e lui ti lancia quello sguardo..beh sì, da cane bastonato. Il gatto invece, di solito, mentre stai ancora chiudendo la porta parte in spedizione punitiva per vedere quali dispetti può farti mentre aspetta (perché sì, ti aspetta - e ti ama - anche lui). Certo sto parlando di cani "bravi", di gatti "medi".

Sappiamo quali sono i due aspetti dell'animale domestico che ci commuovono. Uno è l'amore incondizionato che ci danno: anche se oggi sei antipatico, o hai l'alito pesante, a loro non importa. Precisiamo però che, almeno nel caso del gatto, che conosco meglio, questo amore bisogna prima guadagnarselo. Se ti scelgono è per sempre; ma se vieni classificato come persona non grata, montagne di croccantini non ti faranno accettare. (Gigi, qui, sta decidendo: vi terrò aggiornati).

L'altro aspetto struggente, che li distingue da noi umani, è la non-consapevolezza della morte; l'essere, per questo, sempre "nel momento" come diceva un blogger. Per questo la loro compagnia è così rilassante: nel gioco, nel sonno, nel mangiare e in tutti i momenti belli sono completamente presenti a ciò che fanno, e felici di essere lì a farlo.

Il fatto, però, di prediligere i gatti come pets mi porta ad un conflitto. Sono animali liberi, amano vivere fuori, avere degli amori, fingersi poveri gatti abbandonati per scroccare il latte dai vicini. Hanno bisogno di affetto e ritengono un'ottima cosa avere una casa a disposizione, ma quando vogliono loro. Allora mi chiedo: sarà giusto far vivere Gigi in un appartamento, con un semplice balcone a disposizione? O sarebbe magari meglio per lui portarlo in campagna, dove sarebbe esposto a mille pericoli, ma comunque nel suo ambiente naturale?

A tale proposito, ricordo che una volta proposi a scuola un racconto di Roald Dahl nel quale un gatto si metteva, d'un tratto, a parlare, rivelando tradimenti, piccoli sgarbi, segreti e pettegolezzi che aveva sempre udito e ben compreso, ma prima non era in grado di svelare...alla domanda "Che cosa chiederesti al tuo gatto se anche lui sapesse parlare?" una mia studentessa, senza esitare rispose:"Gli domanderei se è felice". Forse è una domanda che dovremmo rivolgere a tutte le creature a cui teniamo; e se ci rispondono, ascoltare davvero.

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